"Piuttosto morire per mantenere una parola che morire da traditore!"

mercoledì


Alessandria 24.03.1985 - Tutte le strade, principali e secondarie, di accesso alla città di Alessandria, in Piemonte, erano sorvegliate dalle forze dell’ordine sia per l’arrivo dei rappresentanti del Governo Craxi, il Ministro del Tesoro, Giovanni Giuseppe Goria, e il Ministro del Bilancio, Pier Luigi Romita, sia per le manifestazioni di protesta antinucleare nel Comune di Trino Vercellese. Quattro militanti, Andrea Cosso, 23 anni, Diego Macciò, 22 anni, Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi 19 anni, del gruppo “Vento del Nord”, organizzazione di filiazione giovanile degli Arditi d’Italia, ricostituita a Torino nel 1975 con sede in via Verdi, viaggiavano su una Fiat 127 di colore bianca, regolarmente intesta ad Andrea Cosso, provenienti da Roma, sull’autostrada Torino - Piacenza. Raggiunto il casello di San Michele di Alessandria ovest, decisero di lasciare l’autostrada per risparmiare denaro.
Erano le 8 e 40 circa quando l’autovettura fu fermata da un posto di blocco della Polizia per un normale controllo. A bordo, sui sedili anteriori, Andrea Cosso e Diego Macciò, sui sedili posteriori, invece, Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi, fidanzata di Macciò. L’agente di pubblica sicurezza, Maurillo Pastorino, si avvicinò per chiedere i documenti e successivamente si avviò nell’auto di servizio per controllare i nomi con la Centrale Operativa. Dal calcolatore, fu evidente che il guidatore, Andrea Cosso, aveva pendenze con i Nuclei Armati Rivoluzionari. L’agente Pastorino ritornò verso la macchina ma tenendosi al centro del piazzale. A quel punto la situazione precipitò. Dallo sportello di sinistra uscì Andrea Cosso che tentò di sparare con la sua pistola 7,65 ma il carrello si inceppò. Caricò nuovamente e colpi l’agente Pastorino alla gamba che cadde. Da terra, Pastorino, rispose al fuoco ferendo, non gravemente, Andrea Cosso, ma uccidendo sul colpo Diego Macciò mentre scendeva dallo sportello di destra. Intanto gli altri due agenti di pubblica sicurezza, posizionati sul retro dell’autovettura, iniziarono a sparare con le mitragliette riducendo in brandelli Enrico Ferrero che tentava di scende dalla macchina. Sul posto arrivarono altre pattuglie e le ambulanze che trasportarono i feriti in ospedale, nelle celle di sicurezza, mentre i morti furono portati all’obitorio per gli accertamenti del caso. Intanto nell’autovettura furono ritrovati un fucile a canne mozze, due pistole, una bomba a mano da
esercitazione militare, documenti e indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche. Andrea Cosso si era congedato dal corpo dell’Aeronautica Militare iniziando ad avere contatti sia con Terza Posizione che con i Nuclei Armati Rivoluzionari. Infatti il suo compito era di accompagnare in auto attraverso il confine francese alcuni dei capi del calibro di Stefano Soderini e Pasquale Belsito. Alla fine degli anni settanta aveva partecipato alla gazzarra neonazista a Varese contro la squadra israeliana di pallacanestro del Maccabi. Nel 1882 fu arrestato con l’accusa di partecipazione a banda armata. Le accuse furono ridimensionate in favoreggiamento e ben presto uscì di prigione. Diego Macciò fu volontario nei paracadutisti, torinese, di origine, ma con lunghi anni di vita a Milano, dove
frequentò il Fronte della Gioventù. In realtà di trattava del vero uomo di collegamento tra il gruppo torinese e il capo dei Nuclei Armati Rivoluzionari, Cavallini. Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi, figlia di un agente di cambio, di buona borghesia, erano noti solo per aver partecipato a qualche volantinaggio del Fronte della Gioventù di Torino. La Magistratura di Alessandria puntò le indagini su due possibili obiettivi per i militanti della destra eversiva. Una rapina di armi nel vicino deposito dell’Aeronautica Militare di Castello d’Annone e degli Artiglieri; un tentativo di sequestro di persona. Potevano compiere una rapina o un sequestro dal momento che viaggiavano su una innocua Fiat 127 regolarmente intestata? Dopo poco, gli inquirenti, indirizzarono le indagini soprattutto nel mettere a fuoco quell’ambiente di piccole violenze ordinarie torinesi, perquisendo alcune sedi del Movimento Sociale Italiano e il circolo “Vento del Nord”. Il Procuratore della Repubblica, Buzio, diede il suo benestare per i solenni funerali dei due caduti.

Enrico Ferrero


E’ domenica mattina, del 24 marzo 1985, quando quattro camerati, Andrea Cosso, Enrico Ferrero , Raffaella Furiozzi e Diego Macciò, provenienti da Roma stanno viaggiando su una innocua "127" regolarmente intestata ad Andrea Cosso, sull’autostrada Torino - Piacenza, in direzione di Torino, raggiunto il casello San Michele di Alessandria ovest, decidono di lasciare l’autostrada, per risparmiare denaro".
All’uscita del casello, una pattuglia della Polizia, in posto di blocco intende controllare la loro auto. Quell’incontro con la polizia diviene una tragica variante del loro ritorno a casa. La reazione dei quattro, contro le divise è automatica, ingaggiano una controversa e tragica sparatoria, ancora tutta da chiarire.  La televisione e la stampa, dicendo menzogne, affermano che i quattro avevano in macchina una santa barbara, in vero avevano con se, una Beretta in efficienza, un'altra molto vecchia, un fucile a canne mozze, una bomba a mano da esercitazione militare; e poi documenti ed indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche com' è nella tradizione dei giovani fascisti raccoglitori di feticci.  Enrico Ferrero, viene fulminato dalla Polizia stradale di Alessandria insieme al 22enne Diego Mancciò 

Diego Macciò

E’ la domenica mattina, del 24 marzo 1985, quando quattro camerati, Andrea Cosso, Enrico Ferrero , Raffaella Furiozzi e Diego Macciò, provenienti da Roma stanno viaggiando su una innocua "127" regolarmente intestata ad Andrea Cosso, sull’autostrada Torino - Piacenza, in direzione di Torino, raggiunto il casello San Michele di Alessandria ovest, decidono di lasciare l’autostrada, per risparmiare denaro".
All’uscita del casello, una pattuglia della Polizia, in posto di blocco intende controllare la loro auto. Quell’incontro con la polizia stradale diviene una tragica variante del loro ritorno a casa. La reazione dei quattro, contro le divise è automatica, ingaggiano una controversa e tragica sparatoria, ancora tutta da chiarire. 
Televisione e la stampa, dicendo menzogne, affermano che i quattro avevano in macchina una santa barbara, in vero, avevano con se, una Beretta in efficienza, un' altra molto vecchia, un fucile a canne mozze, una bomba a mano da esercitazione militare; e poi documenti ed indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche com'è nella tradizione dei giovani fascisti raccoglitori di feticci. 
Diego Macciò, è fidanzato con la camerata Raffaella Furiozzi, insieme fanno parte dell’organizzazione torinese il "Vento del nord", una specie di filiazione giovanile degli "Arditi d' Italia", ricostituiti a Torino nel 1975.
Ha ventidue anni, quando viene fulminato con Enrico Ferrero dai colpi della polizia.







LA STAMPA 25 MARZO 1985

LA STAMPA 3 LUGLIO 1986